Viareggio : la FIOM-CGIL interviene su presente e futuro della Nautica. Le considerazioni di Nicola Riva, segretario provinciale della FIOM.

Viareggio : la FIOM-CGIL interviene su presente e futuro della Nautica. Le considerazioni di Nicola Riva, segretario provinciale della FIOM.

La Fiom punta il dito «Rimborsi di trasferte al posto degli stipendi E non si pagano tasse»
Il segretario Nicola Riva «benedice» il momento di grande espansione: «Ma quanto durerà il picco prima delle contrazioni fisiologiche?» In Darsena il nodo irrisolto delle aree produttive non ancora utilizzate
VIAREGGIO :i dati elaborati da Confindustria Nautica e presentati al Salone di Genova dipingono una cantieristica da diporto rampante come non mai: il fatturato del settore è aumentato del 20 per cento e nel mese di giugno è stato registrato un export da record, 3,74 miliardi di euro. Ma chi sono gli invitati al tavolo dei festeggiamenti? E i diritti dei lavoratori crescono al passo dei fatturati? Ecco una chiacchierata interessante con Nicola Riva, segretario generale della Fiom Cgil di Lucca.Riva, la nautica da diporto sta vivendo un momento d’oro. Ne beneficiano tutti?«Non proprio. La parte del leone è appannaggio di pochi fortunati. In questa fase, però il mercato del lavoro nella nautica è inflazionato dai carichi enormi dei vari cantieri e delle loro committenze, e questo genera una forte mobilità dei lavoratori occupati nelle aziende di indotto, che si spostano in cerca di una maggiore retribuzione».Quindi stanno aumentando gli stipendi?«Dal punto di vista contrattuale, e quindi restando nell’ambito della contrattazione collettiva, il contratto dei metalmeccanici a giugno ha permesso di recuperare buona parte di quanto è stato mangiato dall’inflazione. Le retribuzioni individuali invece sono un’altra cosa ed è difficile poterle analizzare. Ma non ci risulta che ci siano particolari scossoni. Piuttosto, abbiamo il sospetto che si sia ritornati a vedere riconoscere una parte delle ore di lavoro sotto la voce delle ‘trasferte’: nel caso, non si tratta di retribuzione ma di rimborso spese, esente da tributi e contribuzioni. Una pratica che fa felici le imprese, che alla fine pagano molto meno».Quali sono le prospettive del comparto?«Possiamo dire che, pur persistendo un importante carico di lavoro per i prossimi due anni, una volta terminata la stagione dei saloni dovremo incontrare le imprese per fare un punto della situazione. Per il futuro, bisogna attendersi un carico degli ordinativi che sarebbe quasi fisiologico, conoscendo come si muove questo mercato che vive di picchi e riflessi. Adesso siamo nel picco; poi bisognerà vedere cosa succederà, anche se speriamo che la flessione arrivi il più tardi possibile».Entrando nello specifico di Viareggio, quali sono i nodi del momento?«La situazione a Viareggio è ancora bloccata dal punto di vista dello sviluppo delle attività portuali per l’intransigenza del Comune, che sta creando problemi all’uso di aree demaniali che potrebbero essere utilizzate per la produzione, specie in questa fase di picco. Il riferimento è al cantiere ex Perini Navi, che sulla carta è stato ceduto con l’impegno al mantenimento occupazionale ma che, ad oggi, non vede il passaggio tramite l’Autorità Portuala nella sua formalità, e dunque di fatto versa in uno stato di abbandono. È totalmente improduttivo e Viareggio non se lo può permettere in questo momento, anche per i volumi di persone che potrebbero essere impiegate: si parla di decine e decine di potenziali lavoratori. Le procedure bloccate generano di fatto una perdita per il territorio, mentre se le cose funzionassero a dovere avremmo un indubbio vantaggio. La domanda che qui si pone è se chi amministra la città sia consapevole degli effetti di questa situazione che si sta producendo».Sulla sicurezza qual è lo stato di salute?«Nei cantieri più grandi ci sono delle procedure standardizzate che, al momento, sembrano garantire dei discreti standard dal punto di vista della qualità. Ma quando si sommano tempi di consegna stretti e carichi importanti, il rischio è che ci siano sovrapposizioni tra imprese e lavoratori, e anche lavorazioni incompatibili che vengono comunque realizzate con un rischio che diventa esponenziale per la salute e la sicurezza delle persone. Per le ditte più piccole, la situazione è meno verificata e verificabile dal punto di vista sindacale, e diventa complicato esprimersi con contezza».Una delle criticità emerse negli ultimi anni è la mancanza di manodopera specializzata. A che punto siamo?«Stiamo verificando qualche cambiamento, anche se ancora minimale. Bisogna muoversi nell’ottica della stabilizzazione del personale e dell’assunzione di nuove figure che possano garantire la qualità del prodotto. Anche se si è avviato un percorso che potremmo definire virtuoso, resta la necessità di crescere dal punto di vista dell’organico da parte delle maggiori imprese, se vogliamo restare leader del settore».
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