Comunicato Stampa FILCTEM-CGIL Lucca su fallimento CONTE of FLORENCE.

Comunicato Stampa FILCTEM-CGIL Lucca su fallimento CONTE of FLORENCE.

Riceviamo e pubblichiamo il seguente Comunicato Stampa della FILCTEM-CGIL Lucca in merito alle dichiarazioni apparse stamani sulla stampa rilasciate dalla Curatela Fallimentare della CONTE of FLORENCE.

La Filctem CGIL di Lucca risponde alla Curatela riguardo alla gestione della fase finale del fallimento della Conte of Florence e, in particolar modo, alle dichiarazioni a riguardo rilasciate dal Curatore alla stampa, trovando addirittura imbarazzante quando afferma che “la legge non assegna al processo fallimentare alcuna funzione di salvaguardia del posto di lavoro (…). L’unico interesse che deve essere perseguito nel processo fallimentare è quello della massa dei creditori, ed è esclusivamente nella tutela di tale interesse che è stata e lo sarà in futuro, conformata l’attività del Curatore”.

Il disappunto su queste dichiarazioni non riguarda il funzionamento del diritto fallimentare, del quale è perfino professore il signor Della Santina, ma il fatto che lo stesso ordinamento giuridico non preveda necessariamente nemmeno l’aggravare le condizioni dei lavoratori, soprattutto se evitabile, come invece è successo.

Fin da marzo infatti la FILCTEM CGIL Lucca si ha insistito con la curatela perché venissero fatte le verifiche preventive necessarie circa il percorso da intraprendere, per evitare che i lavoratori rimasti in forza all’azienda subissero un’interruzione del sostegno al reddito e dei contributi. Queste valutazioni avrebbero dovuto stabilire la possibilità di attivare una cassa integrazione straordinaria per cessazione dopo la scadenza prevista per il 30 giugno. Però, stando all’evidenza dei fatti, la questione non ha interessato sufficientemente la Curatela, che invece avrebbe potuto, e quantomeno moralmente dovuto, dare continuità a tali coperture con gli strumenti utili previsti in questi casi.

Si dovrebbe poter supporre che i requisiti minimi per l’accesso alla cassa integrazione straordinaria per cessione fossero già noti e verificabili anche ai suddetti interessati, e questi prevedono che: “nel caso di cessione dell’attività al fine di poter accedere al trattamento di CIGS, è necessario che si ravvisino congiuntamente le condizioni indicate all’articolo 2 del decreto interministeriale n. 95075 del 25 marzo 2017; l’impresa decida di cessare l’attività produttiva e, contestualmente, evidenzi concrete e rapide prospettive di cessione azienda per l’aggravarsi di iniziali difficoltà e impossibilità di portare a termine un eventuale piano di risanamento originariamente predisposto; sia presentato un piano di cessione dei lavoratori ricollegabili nell’entità e nei tempi alla cessione aziendale e ai nuovi interventi programmati; sia stipulato uno specifico accordo presso il ministero del lavoro con la presenza dello sviluppo economico e della/e regione/i interessata/e; nell’istanza sia presentato un piano di riassorbimento occupazionale dal cessionario, garantito dalle parti con la procedura sindacale di trasferimento di azienda. Il piano di cessione deve essere articolato, infatti, in modo tale che sia garantita il più possibile la salvaguardia dei livelli occupazionali.”

Invece non solo la richiesta della cassa integrazione è stata effettuata in ritardo rispetto alle più ragionevoli tempistiche per una corretta gestione del caso, ma è stata addirittura ritirata dagli uffici ministeriali quando la Curatela stessa, con un’ulteriore settimana di ritardo, si è resa conto di non rispettare i requisiti necessari. Così facendo, i lavoratori si sono ritrovati in un periodo di mancanza sia a livello di sostegno economico che di contribuzione che sarebbe stato facilmente evitabile.

Prendiamo quindi atto della scelta consapevole del Curatore di non dare continuità delle coperture ai propri dipendenti, fatto per cui non possiamo esimerci dall’esprimere un forte disappunto. Come già detto, per quanto riguarda la nuova procedura di licenziamento collettivo, ci siamo già costituiti nell’esame congiunto previsto, auspicando che si possa discutere e concretizzare il tutto nel migliore dei modi e negli interessi dei singoli lavoratori, magari riempiendo questo periodo di vuoto facendosi carico del danno provocato da scelte irresponsabili.

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