Viva il 25 novembre, ma la lotta contro ogni forma di violenza di genere deve essere quotidiana

Viva il 25 novembre, ma la lotta contro ogni forma di violenza di genere deve essere quotidiana

Il manifesto nazionale della Cgil contro la violenza sulle donne può apparire divisivo, ma se quando lo guardiamo proviamo fastidio, dovremmo chiederci cosa provino le donne che ogni giorno, anche sul luogo di lavoro, subiscono molestie anche di questa gravità. La lotta contro la violenza sulle donne deve infatti essere un impegno quotidiano, che passa tanto dal contrasto di tutte le sue forme, dalla molestia verbale a quella fisica, da quella psicologica a quella economica, quanto nel costruire consapevolezza che anche delle pratiche che qualcuno potrebbe ritenere innocue, come sciocche battute simili a quella del manifesto, possano essere offensive e degradanti. è quindi fondamentale combattere quotidianamente contro questi avvenimenti e contro gli stereotipi del patriarcato, che ancora oggi provano a relegare la figura femminile in una posizione subordinata, quando non posseduta, da quella maschile. Solo un impegno costante può rendere possibile prevenire queste pratiche sessiste e impedire che possano poi sfociare in vere e proprie violenze sessuali o, ancor peggio, in altri femminicidi.

Le riflessioni della Segretaria della Cgil Lucca, Daniela Ricchetti, per questa giornata contro la violenza sulle donne.

 

Care compagne e compagni

a seguito del mio invio del volantino Cgil per il 25 novembre 2024 : “oggi sei lenta , ci vorrebbe una sveltina”, ho ricevuto un messaggio di risposta che mi ha sollecitato una riflessione generale.
Il mittente mi ha scritto:” ci servono gli strumenti per contrastare i comportamenti sbagliati anche inconsapevoli, sapere come intervenire e se esiste una modalità codificata”.
Sì, c’è ancora tanto da fare e con la presente nota spero di fornire qualche idea e qualche punto di riferimento per il nostro fare quotidiano, anche in prospettiva.

È prioritario stimolare e infondere in ciascuno la cultura del rispetto, l’accettazione del possibile fallimento e ribadire che la subcultura maschilista e patriarcale del possesso è sbagliata. Occorre educare all’affettività, e iniziare ad abbattere gli stereotipi di genere già dall’asilo!
È necessario avviare questo processo di consapevolezza già prima della scuola primaria, per poi renderlo obbligatorio negli anni successivi.
Oggi si fanno progetti di volontariato con la scuola che vanno comunque perseguiti. I ragazzi e le ragazze sono il nostro presente e il futuro. Occorre investirci seriamente e strutturalmente.
A livello nazionale sicuramente la FLC e CGIL stanno lavorando in questo senso. Possiamo farlo anche qui a Lucca! Ci confronteremo con la FLC territoriale per attivare anche questi progetti nelle scuole, oltre a quelli che già stiamo attuando .
Purtroppo troppe giovanissime ritengono che la gelosia, le relative scenate, il controllo del proprio cellulare siano atti d’amore, anziché azioni di delirio possessivo patriarcale. Esistono tantissimi casi anche di revenge porn, una ulteriore inaudita violenza per la quale le vittime pensano nel 51% dei casi al suicidio come unica soluzione.
Esiste una nuova chiamiamola patologia: la distraibilità. Lo stare sempre al cellulare, isolati, crea un aumento di aggressività (studi clinici sanitari lo stanno dimostrando) che investe soprattutto le giovani generazioni, tra stanno purtroppo aumentando i casi di violenza.
Occorre educare alla parità fin da piccoli, smontare gli stereotipi di genere e discriminatori.
Oggi ho assistito alla proiezione di un cortometraggio al Cinema Astra di Lucca nel quale alcuni studenti e studentesse, anche della scuola media, hanno comunicato il dramma e l’orrore della violenza sulle donne vestendo i ruoli al contrario. Un bellissimo messaggio d’empatia e creazione di consapevolezza della molestia e della violenza, in particolare nel finale, con il grido dagli spalti: “la non indifferenza fa la differenza!”.

I femminicidi

Nel 2024, solo contando i femminicidi avvenuti prima del 10 novembre, sono state ammazzate 99 donne, perlopiù per mano di coniugi o figli. Il problema dei femminicidi riguarda anche donne anziane deboli della loro solitudine(il 37,5% delle vittime aveva più di 65 anni), deboli economicamente e deboli socialmente. Anche al pronto soccorso sono molte le anziane che si presentano: un caso che mi colpì tanto fu quello di una donna ultrasettantenne il cui marito, che la picchiava da anni, le passò il ferro da stiro rovente sulla pelle in vari punti del corpo. Pertanto occorre che le amministrazioni investano in percorsi inclusivi, anche sociali e sanitari. Lavoriamo e lavoreremo per questo, con le istituzioni di competenza.
Sta anche aumentando la tendenza da parte delle donne, soprattutto di età avanzata, al gioco d’azzardo, attraverso lotto, superenalotto ecc. Solitudine, desiderio di affrancarsi e altro creano dalla fragilità anche la dipendenza.
Gli assassini di nazionalità non italiana sono in forte diminuzione, “soltanto” il 4% di vittime italiane sono state uccise da stranieri. La cultura del possesso, della violenza fisica e psicologica è nelle famiglie che ci circondano.

Come combattere il patriarcato?

Eliminare il patriarcato , che un ministro ha dichiarato non esistere in Italia , è il maggior obiettivo di ogni nostro fare quotidiano, formativo e in contrattazione.
La donna non è proprietà. Dobbiamo:
richiedere più finanziamenti per i centri antiviolenza e per le case rifugio;
fare molta formazione specifica sulla cultura del non possesso, sull’affettività e contro le discriminazioni sia nelle scuole che sui posti di lavoro. Corsi incentrati soprattutto sul riconoscere e prevenire la violenza, perché la molestia è anche tutto ciò che mi infastidisce come persona;
attraverso la contrattazione anche di 2° livello, migliorare le condizioni economiche delle donne, eliminando i gap di genere e contrastando il part time involontario attraverso chiare previsioni di consolidamento lavorativo e concordando percorsi certi di trasformazione di part-time in full time;
incentivare percorsi di condivisione oltre che di conciliazione dei tempi vita lavoro;
incentivare i padri a fruire dei congedi parentali;
anche attraverso la contrattazione sociale con le varie amministrazioni, migliorare i tempi di vita della città di donne e uomini, investendo sui servizi pubblici di assistenza all’infanzia, all’anziano, all’invalidità, alla non autosufficienza, ai trasporti.

La violenza può essere anche economica

La violenza economica è anch’essa alla base delle violenze e molestie di genere: il ricatto occupazionale da precarietà, da basso reddito, da non reddito (va ricordato che il 75% dei titolari di conti correnti è uomo) rende spesso difficile affrancarsi da una situazione di violenza. Con la contrattazione dobbiamo combattere la precarietà, le condizioni di lavoro disagiate e lo squilibrio di potere. Queste sono anche alcune delle ragioni che ci hanno portato a raccogliere le firme per i referendum, nonché alcuni dei numerosi motivi per cui faremo sciopero il 29 novembre.

Come uscire dalle situazioni di violenza?

Occorre incoraggiare le vittime a chiedere aiuto nel modo corretto, non lasciandole sole, per fare sapere loro che hanno qualcuno al loro fianco e farle sentire accolte da chi affronta questi percorsi con competenza e con gli strumenti adeguati.
In allegato vi ho inviato il retro dei nostri volantini che vanno distribuiti in ogni luogo di lavoro, assieme a quelli delle forze dell’ordine. Questo perché il 64,8% delle donne intervistate dalla Cgil non sa a chi rivolgersi in caso di molestia sul lavoro. Dobbiamo quindi investire anche sui nostri delegati e sulle nostre delegate con percorsi formativi proprio per insegnare loro a fare il primo passo nella presa in carico delle vittime di molestie e violenze. Occorre imparare a riconoscere questi fenomeni già dai primi subdoli e infami segnali: mai, mai sottodimensionare il problema della violenza.
Dobbiamo ricordare, attraverso formazione e informazione, dell’esistenza del Reddito di Libertà, che prevede la messa a disposizione di una piccola liquidità per le prime spese necessarie durante il percorso di denuncia, e del congedo retribuito di 90 giorni di legge. Alcuni CCNL hanno aggiunto a questo periodo 90 giorni aggiuntivi di congedo retribuito. Attraverso alcuni accordi integrativi, abbiamo implementato lo stesso periodo di congedo per chi è stata presa in carico dal pubblico, dalle case delle donne, dai centri antiviolenza, ecc… E questa è un’innovazione da ripetere ovunque sia possibile.

Il volantino della Cgil: mettetevi nei nostri panni

Occorre formare gli uomini sulla necessità di evitare l’utilizzo di parole denigratorie, sessiste e/o violente che spesso ci vengono rivolte anche sul luogo di lavoro. Mi auguro che il volantino della Cgil per questa giornata internazionale contro la violenza sulle donne vi abbia dato fastidio, come certamente sarà successo a tuttə. Questo può aiutare a far capire cosa proviamo di fronte a comportamenti osceni e quotidiani, e quanto spesso siamo sole ad affrontarne il dramma.
Questo Governo non promuove la nostra piena partecipazione alla vita sociale politica, lavorativa e sanitaria del paese, tutt’altro. La prossima legge di bilancio sarà un ulteriore atto contro le donne, che nei loro programmi devono diventare angeli del focolare.

Pensiamo che in chi è stata vittima di violenza è possibile rinvenire delle modifiche epigenetiche, lasciando vere e proprie cicatrici che danneggiano l’espressione somatica di alcuni geni (lo descrivono ricerche del servizio sanitario nazionale e internazionale). Anche questo è oggetto di studio per poter riuscire a mettere a punto strategie di prevenzione di ulteriori danni causati dalla violenza.
Quello della violenza di genere è un dramma che deve vederci impegnati anche nel sollecitare interventi pubblici e privati, magari attraverso percorsi di cooperative sociali, per recuperare anche i maltrattanti, che siano in carcere o che ne sono usciti, ma anche per chi avverte autonomamente il bisogno di affrontare e guarire dalla propria bestia interiore, creandosi una propria cultura del rispetto e del possesso, affinché non venga reiterato il reato su altre donne.

Siamo certe che la sola battaglia penale sia un fallimento, perché il problema nasce da una questione culturale legata al patriarcato, peraltro molto diffuso in Italia.

Un appello alla lotta contro la violenza di genere

Questa lettera è solo un piccolo invito alla riflessione e all’azione anche coordinata, per la quale resto a disposizione.
Sono certa di fare cosa utile allegando alla presente anche il materiale e i link alla piattaforma di genere Belle Ciao.
Ora, la lavoro alla lotta e allo sciopero del 29 novembre !!

Fraterni saluti

Daniela Ricchetti della Segreteria CGIL Lucca

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